Come ogni anno non ho rinunciato a quella meta fondamentale per il morale di ogni atleta che fa velocità e che purtroppo, a causa delle tare che madre natura gli ha attribuito, in maniera naturale non riesce a raggiungere. Per i velocisti di seconda fascia l'eldorado è fissato sotto la soglia degli 11" sui 100. Meno la barriera dei "22" sui i 200. E' proprio vedere il "10" davanti che fa impressione, gasa, anche se poi la felicità dura giusto il tempo di comprendere che le condizioni non erano quelle che si troveranno quando si scenderà sul pianeta Terra, solo 10 km prima di entrare nella Valeè. Ebbene, per farla breve, sono tornato a Pont Donnas, in Val d'Aosta. Giornata fantastica: sole caldo, vento tiepido (a favore, giustamente), clima sereno, pochi partecipanti, organizzazione snella e famigliare. Mancava solo il pane e salame sul traguardo e il quadretto sarebbe stato idilliaco. La fortuna stavolta guarda giù: seconda serie, e non prima, con i missili terra-aria che poi avrebbero corso in 10"40. Mi mettono insieme ad una ciurma di bravi ragazzi, ma quando lo starter spara, si sà, non si guarda più in faccia a nessuno, nemmeno agli adolescenti. E così parto cattivo, accelero, tengo e piombo sul traguardo: 3,5 di metro a favore, un monsone del Bangladesh. Ma chi se ne frega: il display è lì sul prato, sulla sinistra, vicino a me che ero in seconda corsia. Scatta il 10"... e aspetto che arrivi l'11"... che non arriva. Si ferma a 10"99. Uno spicchio di cielo, una felicità piccola-piccola di fronte a tutto il resto. Tutto fallace, un pò ipocrita. Ma anche qui, chi se ne frega... oggi è 10"99, a 38 anni. Domani è un altro giorno.
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